Karma: e se il tempo non esistesse?



Quando parliamo di Karma, comunemente abbiamo un paio di macro interpretazioni:
la prima è collegare il Karma al concetto di reincarnazione: qualcosa che hai fatto nelle vite precedenti, in questa viene rettificato. Se ti sei comportato male in qualche modo in un'altra vita, in questa ne paghi le conseguenze in un infinito susseguirsi di cause ed effetti.
L'altra interpretazione più comune è quella di derivazione new age, nell'accezione meno nobile del termine, dove al concetto di Karma si associano fortuna e sfortuna. Se qualcosa ti è andato bene è perché hai un buon Karma, viceversa se le cose ti vanno male è perché hai un cattivo Karma e puoi farci ben poco.
In entrambi i casi sembra che il Karma sia una sorta di condanna; questo ti è riservato e non puoi farci nulla.
Io trovo che questa interpretazione derivi dal retaggio culturale cattolico dove il "peccato" deve essere scontato, in questo caso, non necessariamente in corso di vita o davanti ai cancelli del paradiso, ma in un'altra vita, nella quale raccogliamo ciò che nelle vite precedenti è stato seminato.
Ho sempre avuto difficoltà ad immaginare un Universo basato sulla punizione, che al momento della nostra nascita punta l'indice e con voce tonante afferma:
"In questa vita pagherai per le colpe che hai commesso nelle altre!"
Viceversa se hai compiuto azioni virtuose nelle tue vite precedenti, ecco che tutto ti viene restituito sotto forma di premio; in questa vita sarà la buona stella la tua compagna di viaggio e tutto andrà magicamente per il meglio.
Ciò presuppone che l'Universo, o Dio, o la Vita, o la Coscienza, o qualsiasi nome tu voglia dare all'energia superiore che dà forma al tutto, sia costantemente giudicante in merito a ciò che facciamo o non facciamo.
Ho serie difficoltà ad immaginare qualcosa di simile!
Ciò ci porta a ritenere che il Karma sia indissolubilmente legato ad un altro concetto, quello del tempo.
Ciò che ti accade oggi è il frutto di quanto compiuto in un'altra vita.
Inevitabilmente c'è un prima (quando hai compiuto un'azione) e c'è un dopo (quando nel bene o nel male sconti quanto fatto), quindi Karma e tempo sono costantemente intrecciati.
Sul concetto di tempo adesso va aperta una parentesi: dalla relatività di Einstein fino alle moderne teorie della fisica quantistica, ci sono molti studiosi che affermano che il tempo sia un'astrazione virtuale che nella nostra dimensione viene percepito in modo lineare, ma che in realtà sarebbe del tutto relativo.
Se invece andiamo nel mondo dei mistici, troviamo talmente tanti riferimenti sulla non linearità ed inesistenza del tempo, da superare anche le teorie scientifiche.
Chi ha avuto contatti con entità spirituali o letto libri sull'argomento, saprà che viene rimarcato il fatto che nelle dimensioni spirituali il tempo non è percepito, che ciò è possibile solo nella nostra dimensione in 3D.
Ed infine è universalmente riconosciuta l'atemporalità dell'anima, per cui il tempo, sostanzialmente, non esiste.
Negare l'esistenza del tempo è una delle cose più difficili che ci siano. Anche se in merito possiamo trovare quanti riferimenti vogliamo e nelle forme più diverse, non è semplice affermare che il tempo non esiste, e sopratutto crederci.
Però possiamo prendere questa affermazione e provare a giocarci un po' assieme.
Se facciamo finta che il tempo non esista, cosa rimane del concetto di Karma?
Ha perso il suo sostegno principale!
A questo punto non essendoci un prima e un dopo, dovremmo andare oltre il concetto di vita passata, perché tutte le vite esisterebbero contemporaneamente, come ipotizzato da Max Planck (premio Nobel per la fisica), per cui tutto avverrebbe nello stesso medesimo istante.
Quindi nella vita che stiamo vivendo non ci sarebbero più le conseguenze delle azioni passate; ognuna delle vite scorrerebbe in modo indipendente, creando una continuità in cui la punizione, o il premio, lascerebbero posto ad un altro concetto, quello di missione.
La parola Karma in lingua sanscrita significa azione, ma anche opera, che, nel secondo caso, richiama più propriamente l'idea di una missione da compiere attraverso le varie vite che l'Anima sceglie di vivere.
Ciò è descritto molto bene nel film Cloud Atlas dei fratelli (ora sorelle) Wachowski, gli autori di Matrix per intenderci.
Nel film si racconta il viaggio di un'Anima attraverso varie vite disseminate in varie epoche. Le vite in cui l'Anima è incarnata non hanno un susseguirsi "regolare", ma le varie storie si alternano per tutta le durata del film, a voler mostrare che tutte sono vissute contemporaneamente.
Tutte le varie vite però hanno una tematica comune, la libertà, ed in ognuna l'Anima si ritrova ad affrontare una variante dell'argomento che ha scelto come missione, al fine di comprenderne ogni sfumatura.
Nessuna punizione, nessun premio, nessun giudizio, ma una missione da portare a termine, l'opera appunto.
Le situazioni che si ripresentano di continuo come se ci fosse qualcosa che non riusciamo a comprendere o superare; quella determinata tematica con cui ci si ritrova sempre a dover fare i conti come se ci fosse una lezione da apprendere in merito; questa è una manifestazione del Karma nella vita attuale: un'esperienza che l'Anima ha scelto di affrontare e voler superare.
Questo apre un'interpretazione completamente diversa del Karma, non più come qualcosa da scontare, ma bensì qualcosa da vivere consapevolmente in accordo con la propria Anima.
Sta poi al sentire di ognuno accettare o meno un'ipotesi di questo tipo.
Massimo


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