Incontrare il bambino interiore
Nel 2015 un artista
ucraino di nome Aleksandr Milov ha presentato,
in occasione di un festival artistico nel Nevada
in America, una scultura che è una straordinaria
rappresentazione di qualcosa di molto profondo,
presente in ognuno di noi.
La scultura raffigura un
uomo ed una donna seduti schiena contro schiena:
sono come chiusi in se stessi ed, essendo
di spalle, mostrano il conflitto e l'incomunicabilità, la lontananza
umana che può esserci anche nella vicinanza fisica.
Al loro interno c'è
qualcosa però, ci sono due bambini che,
nonostante la barriera che divide i due adulti, tendono le mani l'uno
verso l'altra, come per avvicinarsi
all'altro e amare oltre ogni divisione o lontananza.
È
un’immagine di straordinaria bellezza e
dolcezza, e si chiama Love.
Oltre al voler mostrare
il potenziale interiore dell'animo umano, quest'opera mostra
l'immenso amore che proviene dal bambino interiore presente in ognuno
di noi.
Quello del bambino
interiore è un argomento che mi sta molto a cuore ed è un aspetto
importantissimo della crescita e dello sviluppo di tutti noi, spesso
estremamente trascurato.
È
la parte di noi che, indipendentemente
dalla nostra età anagrafica, è rimasta bambina.
É stato Jung agli albori
del 1900 a parlarne per primo nei tempi moderni.
Quando un bambino nasce,
è contraddistinto dalla purezza, è puro amore, ma con sé
porta anche le tematiche che dovrà affrontare da adulto e tali
tematiche non tardano a presentarsi.
Così crescendo,
nell'interazione con i genitori ed il suo ambiente,
inizia a vivere delle situazioni che lo portano a conoscere i
primi traumi emotivi: che sia per il suo
amore respinto o per un’educazione troppo
severa, o perché non si sente riconosciuto, o abbandonato, o
rifiutato, e la lista potrebbe essere lunga.
Ma possiamo riunire tutto
sotto un’unica espressione: non si sente
amato o, quantomeno, non si sente amato
quanto vorrebbe.
Ciò genera in lui le
ferite dell'infanzia di cui ho già parlato (e che puoi leggere qui),
e ne blocca la crescita emotiva.
Quindi il bambino
interiore è strettamente legato alle ferite dell'infanzia:
è come se noi crescessimo, ma una parte di noi restasse
letteralmente bloccata emotivamente all'età, in cui ha subito quel
determinato trauma.
Se a cinque anni ha
subito una situazione traumatica in cui non si è sentito amato da
uno o entrambi i genitori, l' emotività di quella ferita è bloccata
a cinque anni.
Se il non essermi sentito
amato durante la mia infanzia ha generato in me quella ferita, in età
adulta ogni volta che rivivo un evento in
cui non mi sento amato, il mio bambino
interiore si risveglia: affronterò quindi
la situazione come se fossi di nuovo quel bambino di cinque
anni.
In quel determinato
contesto la mia crescita emotiva è bloccata a cinque anni.
Per evitare quel dolore mi chiuderò in me stesso o diventerò
irritabile, o aggressivo, o triste, o lamentoso, esattamente
ricalcando la reazione avuta nell'infanzia.
Credo che tutti abbiamo
avuto dei genitori che, in buona fede,
almeno nella maggioranza dei casi, hanno cercato di fare ciò che
potevano in base al loro livello evolutivo, ma che fondamentalmente
non hanno risposto a tutte quelle che erano le nostre esigenze.
Probabilmente hanno
cercato di darci ciò che loro avrebbero voluto per se stessi,
finendo per non darci ciò che loro stessi non avevano ricevuto.
Ogni volta che proviamo
la sofferenza emotiva, è il nostro bambino
interiore che si risveglia per ricordarci che sta ancora aspettando
ciò che non ha ricevuto.
Ed il problema è cercare
esternamente qualcuno che soddisfi quella nostra esigenza di essere
amati, e paradossalmente negarla per primi a noi stessi.
La prima volta che sono
entrato in contatto con il mio bambino interiore è stato durante una
meditazione guidata e visualizzazione: è
stato un momento molto intimo e molto forte quello in cui ho
incontrato il me stesso bambino ferito, che ora si sentiva totalmente
dimenticato ed abbandonato.
E' stato toccante e
struggente.
E da li è iniziato anche
il processo di guarigione.
Quel bambino ferito
chiede solo di essere ascoltato e dice “prenditi
cura di me”.
Dobbiamo profondamente
innamorarci di quel bambino e della sua sofferenza,
accoglierlo amorevolmente come se fosse un bambino in carne ed
ossa; provare tanto amore quando lo
sentiamo piangere, o fare i capricci, o quando si lamenta, perché
lui ci sta mostrando la parte emotiva più irrisolta di noi.
Sopratutto
non dobbiamo scordarci
una seconda volta di lui, come successe a me, perché quando lo
rincontrai una seconda volta, fu anche più forte della prima. Perché
se la prima ero inconsapevole della sua esistenza, la seconda,
al dolore del vedere la sua sofferenza, era sommato il senso di colpa
di averlo trascurato.
Va creato un legame
profondo con il proprio bambino interiore, va accolto come la parte
più fragile ed indifesa di noi stessi, e va aiutato a crescere
esattamente come si farebbe con un bambino fisico, e aiutarlo a
crescere vuol dire portare la propria età emotiva al pari di quella
anagrafica.
Il processo di guarigione
del bambino interiore consiste nel dare a noi stessi quell'amore che
non abbiamo ricevuto da bambini e lo
possiamo fare solo noi, non lo può fare nessun altro al posto
nostro.
Non serve cercarlo
all'esterno, aspettando qualcuno che ami le nostre imperfezioni,
quando siamo noi i primi a non farlo.
Ogni volta che mi tratto
male o severamente, che mi giudico negativamente, sto facendo quello
che facevano i miei genitori con me e quindi do al mio bambino
interiore esattamente lo stesso nutrimento che ho ricevuto da
bambino.
Bisogna imparare a
provare una grande tenerezza per questa parte di noi, imparare a
chiederle cosa ha bisogno e rassicurarla
che adesso siamo pronti ad ascoltare il suo dolore, ad accudirlo, a
prendercene cura.
Il dolore delle ferite
del bambino interiore può essere una delle più grandi spinte
evolutive della vita.
Quando riviviamo quel
tipo di sofferenza emotiva, non bisogna scappare
da essa, ma viverla coscientemente; andare
all'origine di quel dolore ci porta a trovare quel
bambino che sta ancora lì in attesa di ciò
che non ha ricevuto.
E dall'amore che gli
doneremo, arriverà la nostra guarigione.
Massimo
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