Mente umana, Amore divino



L’ispirazione per questo articolo, questa volta mi ha colta guardando una serie televisiva: la storia della Corona inglese. Apprezzo questa serie perché ripasso dei fatti storici salienti, interessanti e di cultura generale ma, per deformazione professionale, ciò che mi attrae di più è la lettura sistemica. Per sistemico in questo caso intendo l’interazione tra i membri della famiglia e tra l’istituzione della Corona e la società inglese. Ciò che viene sottolineato da subito è il concetto di atemporalità dell’istituzione rappresentata dalla Corona, un’istituzione senza tempo che si propone di guidare e ispirare i cittadini. La Corona inglese assume infatti anche i poteri ecclesiastici.

La serie porta efficacemente alla luce, ed è questo il tema di questo articolo, il conflitto tra le regole imposte e l’assenza delle stesse non solo a livello sociale, ma anche e soprattutto a livello individuale. La regina deve rappresentare Dio in Terra, attraverso l’istituzione che diventa sacra e atemporale, ma la regina stessa è anche una donna, è prima di tutto un essere umano. Ciò rappresenta un dilemma, affatto semplice, e fonte di enorme sofferenza per molti dei membri della casa reale.

Da una parte l’assenza di emozioni e sentimenti, l’atemporalità dell’istituzione della Corona, dall’altra l’umanità con sentimenti, fragilità, mutabilità, finitezza, vita e morte, tempo. Al regnante viene richiesto di essere super partes, senza tempo, di essere oltre la mutabilità dei sentimenti umani. Quindi ciò che governa l’uomo non ha nulla di umano? Sì esatto, questo è il messaggio che l’istituzione rappresenta e questo è ciò che si ritiene essere la segreta istanza dell’Uomo stesso. D’altro canto il Re o la Regina in carica, assumono su di se` i poteri ecclesiastici (in Inghilterra quantomeno), perciò su di lui/lei si accentrano pure i poteri spirituali e i regnanti sono la rappresentazione di Dio sulla Terra, tra gli uomini.
In quest’ottica la volontà di Dio può essere solo rispettata, non condivisa o discussa. Questo è un quesito interiore fondamentale, cosa ne pensiamo a riguardo? La volontà di Dio esiste? E se esiste, è qualcosa di discutibile oppure no? Se sentiamo che una volontà divina esiste e le diamo il nome di Intelligenza Superiore, Amore Universale, Universo, come ci poniamo nei suoi confronti? L’accettiamo oppure no? 

Poniamo che esista la volontà dell’Universo (io lo credo fermamente): questa verità è quanto di più intollerabile e fastidioso ci sia per il cuore degli esseri umani. L’uomo che nasce nel sangue e nella carne e che vive di gioie e dolori (la nascita ad esempio è una della 4 sofferenze fondamentali secondo il Buddismo), desidera più di ogni altra cosa essere visto e riconosciuto dai suoi simili, ha necessità che i suoi bisogni vengano riconosciuti e soddisfatti perché ha bisogno dell’amore e calore umani per sopravvivere, non solo fisicamente, ma anche psicologicamente ed emotivamente. Sarebbe uno sforzo sovraumano (infatti…) cercare di porsi al di sopra delle sue stesse emozioni. Ma, questa è la strada, l’unica, verso una felicità profonda e duratura, perché ci porta oltre i nostri bisogni, oltre all’amore dato e ricercato per bisogno. Questo ci ricorda il “distacco” di cui parla il Buddismo.

Se compiamo questo percorso giungeremo ad una conoscenza approfondita dell’essere umano e della sua natura (perché ci osserveremo da una visione esterna) e contatteremo quell’Amore Universale, Incondizionato, di cui tanto si parla, ma poco si sperimenta, e che vive oltre alle nostre emozioni. Incondizionato significa, per l’appunto, senza condizioni, noi umani invece le condizioni le poniamo sempre.  

Quando si parla dell’Uomo, l’essere umano in generale, come dicevo si parla di sentimenti, stati d’animo, bisogni e aggiungiamoci pure ego. L’ego fa da barriera, si pone tra la natura umana e la vera conoscenza (e la vera felicità) e tenta di preservare la natura umana, agisce da istinto conservatore, preserva la sopravvivenza, ma si tratta della sopravvivenza del corpo, della mente, dei sentimenti, ed è per questo che di primo acchito rifiutiamo concetti come l’eternità o l’atemporalità perché entrano in netto contrasto con la nostra natura umana. 

Dentro di noi però vi è pure la natura divina, ma per contattarla dobbiamo ben conoscere la parte umana e con rispetto andare oltre, per esclamare “sia fatta la tua volontà”. Questa è una dichiarazione che può apparire legata solamente alla tradizione cristiana, ma in realtà si tratta di un gesto di riconoscenza che l’essere umano rivolge alla vita stessa: è l’essere umano che riconosce la propria finitezza, prova profonda gratitudine e riconosce che la sua stessa vita è un dono, con un tempo limitato, e che questo dono va lucidato e condiviso.
Si tratta di una dichiarazione in disaccordo coi tempi attuali. La mia personale visione dei “tempi che corrono” è che manca esattamente questo, un approccio che vada oltre le opinioni, oltre il dualismo di giusto e sbagliato, oltre i sentimenti e le emozioni, non al fine di schiacciarle, bensì di guidarle oltre, verso un Bene universale. Un approccio alla vita basato solamente sui sentimenti è mutevole, come i sentimenti stessi. 

Ultimamente possiamo osservare una ricerca crescente e pressante da parte di un numero sempre maggiore di persone verso la felicità duratura, un punto fermo onnicomprensivo e incondizionatamente amorevole. Le emozioni vanno conosciute, esplorate e utilizzate per andare oltre, restare invischiati nelle proprie emozioni non ci permette di evolvere. Se la natura umana è mutevole, appare chiaro che il punto fermo sia qualcosa che trascende la condizione umana. La direzione è questa, a patto di sapere che il principio divino è in noi, è già dentro di noi, ed è in attesa di essere riconosciuto. Per riconoscere la nostra parte divina è necessario andare oltre ai nostri sentimenti, non è facile, ma è senza dubbio possibile e siamo chiamati a farlo.

Sara https://www.facebook.com/SaraTemperiniBeoniCounselor/

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