Il salto nel buio
Un anziano
monaco zen ed il suo giovane allievo stanno attraversando la
campagna, la notte sta calando, sono infreddoliti ed affamati.
Ad un certo
punto vedono una luce, è una casa. Bussano
alla porta nella speranza di ricevere un
po’ di cibo ed ospitalità per la notte.
Vengono
accolti da una famiglia molto povera:
padre, madre e tre bambini vestiti di
stracci, ma nonostante la loro condizione, accolgono i due monaci e
dividono con loro la loro frugale cena.
Il monaco
anziano gli chiede della loro situazione ed il padre gli
spiega che sono molto poveri, hanno
solo una vacca che dà loro del latte con
cui si nutrono ogni giorno e cercano di vendere al
paese vicino, ma la loro situazione
è disperata.
Conclusa la
cena i due monaci si sistemano nel fatiscente capanno,
che ospita anche la vacca,
per trascorrere la notte.
Il giovane
allievo dice al maestro:
“Che
brave persone, è molto triste che delle persone di buon cuore
versino in questa situazione così grave, vorrei tanto poterle
aiutare.”
Allora il
monaco anziano dice: “Vuoi davvero
aiutarli? Allora uccidi la vacca!”
Il giovane,
dapprima sbalordito, rimane esterrefatto
dalle parole del suo maestro, ma poi,
conoscendone la saggezza, decide
di prendere la vacca, accompagnarla sul
bordo di un dirupo e farla cadere giù,
uccidendola. Infine i due scappano via.
Passati
molti anni, il giovane allievo è ora un maestro a sua volta e si
ritrova a passare nei luoghi di quel
lontano accadimento; così,
ricordando l'esperienza di quella notte,
decide di passare a vedere cosa è rimasto
di quella casa e di quella povera famiglia.
Con gli occhi pieni di stupore però al
posto della diroccata baracca che aveva lasciato quella lontana
notte, vi trova una splendida casa.
Decide
di andare a bussare per vedere se i nuovi proprietari sanno
cosa sia accaduto alle povere e
generose persone che vi abitavano prima.
Un uomo ben
vestito apre la porta e alle domande dell’anziano
monaco, l’uomo lo riconosce.
“Ma tu sei il giovane allievo che tanti
anni fa ospitammo assieme al tuo maestro! Che gioia poterti
ritrovare, così finalmente ti possiamo ringraziare per aver ucciso
la nostra vacca! La mattina, dopo aver
scoperto cosa era successo, eravamo
disperati; la nostra sola fonte di cibo e
sostentamento era morta per mano di coloro a cui
avevamo offerto cibo ed ospitalità.
Ma poi
abbiamo dovuto farci forza e reagire, inventandoci
qualcosa per procurarci il cibo; ed è stato
cosi che tutti noi abbiamo scoperto di
avere delle capacità che mai avremmo pensato di avere, ed anno dopo
anno abbiamo costruito la nostra nuova vita di prosperità.
Ogni sera,
da anni, vi ringraziamo per quello che
avete fatto quella notte: se non aveste
ucciso la nostra vacca, oggi saremmo ancora
delle persone povere; invece quel vostro
gesto, dapprima incomprensibile,
ci ha aperto una vita di abbondanza e prosperità.”
Questa
parabola zen ci lascia un insegnamento molto importante:
uccidere la vacca è uccidere la sicurezza a cui rimaniamo
aggrappati, che sia un lavoro, un rapporto,
o qualsiasi tipo di situazione; che se da
un lato ci fa sentire al sicuro, dall'altro ci tiene bloccati su un
albero che non ha più frutti da dare.
Quanto la
sicurezza ci limita nella vita? Dover
abbandonare qualcosa di stabile e sicuro è spesso un passo
necessario che però abbiamo paura di compiere, perché rappresenta
un salto nel buio.
Sappiamo
cosa rischiamo di perdere e non sappiamo cosa troveremo dall'altra
parte. Quel salto nel buio è un atto non
solo di coraggio, ma anche di fede che si fa,
se si ha nel cuore la certezza che andiamo verso il meglio per noi
stessi. Ma quel
salto lo si compie solo se si mette in preventivo di perdere quella
sicurezza che ci ha accompagnati fino ad oggi.
Molti
rimangono fermi, ancorati a delle certezze che però rendono il
vivere infelice, mentre alcuni trovano il
coraggio di uccidere la vacca e balzare
verso una nuova vita.
Dante,
nella Divina Commedia, esprime in maniera
superba l'indecisione e la paura che si prova prima di decidere se
compiere o meno quel passo, ed è uno dei passaggi iniziatici più
affascinanti della sua somma opera.
Compiuto il
viaggio attraverso l'Inferno ed il
Purgatorio assieme a
Virgilio, la sua Guida, i
due si ritrovano ad
un certo punto alla fine del Purgatorio
e davanti a loro si erge un muro di fuoco.
E Dante ha
paura. Allora Virgilio gli dice: “Qui ti
devo lasciare, devi superare il fuoco da
solo”, ma Dante
dice di no.
Virgilio
insiste e gli dice “ ti ho guidato e
sostenuto, aiutato nei momenti difficili, fidati, salta, quello non è
il fuoco che brucia, è il fuoco che
trasforma”.
Ma Dante
dice ancora di no.
Virgilio
insiste e, deciso ad abbattere la sua
resistenza, usa la sola argomentazione che
può indurre Dante a saltare nel fuoco:
gli dice “di là
c'è Beatrice che ti aspetta”. Beatrice
rappresenta la manifestazione dell'anima, quindi
Dante salta.
Che cos'è
il muro di fuoco nel quotidiano? Sono i
cambiamenti che dobbiamo fare per riuscire a vivere e manifestare i
nostri doni ed i nostri talenti, ma per farlo bisogna lasciare tutto
ciò che è certo.
Ma se si
sente la pulsione di cambiare e rinnovare la propria vita, la mente,
posta davanti all'incertezza, vacilla,
perché abbiamo paura, esattamente come Dante:
perché conosciamo ciò che lasciamo, ci siamo abituati e
siamo arrivati fino a qui assieme a quella certezza.
Che cosa
siamo disposti a perdere pur di rinnovare il nostro modo di vivere?
Bisogna
lasciar andare qualcosa per poter
abbracciare il nuovo. E non deve essere
necessariamente un cambiamento drastico;
può essere anche mutare le proprie abitudini, perché anche quelle
donano sicurezza.
Quale
passione scalpita in te? Quale sogno? Quale amore?
E cosa sei
disposto a lasciar andare pur di realizzarlo?
Ogni scelta
che compiamo deve essere la manifestazione della parte migliore di
noi e per farlo dobbiamo imparare a saltare continuamente il muro di
fuoco.
È
facile fare quel salto? Assolutamente no:
porta preoccupazioni e tormenti, e le uniche certezze sono quelle che
si lasciano; ma è la sola
e inevitabile cosa da fare per sfuggire ad una vita che non
riconosciamo più come pienamente nostra.
Molti anni
fa mi trovai in una situazione assolutamente da muro di fuoco:
lavoravo da 16 anni per una piccola azienda
che era diventata una nave che stava affondando.
Era come stare a bordo del Titanic, ma ero
lì da 16 anni,
guadagnavo bene, ero circondato da un gruppo di colleghi che erano
amici, e anche se gli ultimi sei mesi li
stavo vivendo da pendolare, non avevo nessuna intenzione di scendere
dalla nave, anche se il mare era in tempesta.
Poi
rimanemmo a casa per tre mesi e lo presi come un segno del destino,
perché avevo un progetto che mi appassionava e che mi scaldava il
cuore, era diventato il mio sogno. Dopo
mesi in cui partivo di casa alle 5 del mattino e vi tornavo alle 20
di sera però, portare avanti una passione
era praticamente impossibile.
Adesso
invece avevo tempo e mi ci potevo dedicare anima e corpo, ma
nonostante questo, alla fine del terzo mese
guadagnai 323 euro, me lo ricorderò finché
vivo.
Una
mattina ricevetti una chiamata da
uno dei responsabili della mia vecchia ditta che mi proponeva di
poter ritornare alla vita da pendolare con un contratto tutto sommato
buono. E vidi il mio sogno infrangersi letteralmente.
Ero davanti
al mio muro di fuoco.
Scegliere la
sicurezza o scegliere la libertà e la
passione?
Dopo due
giorni di tormenti interiori presi la mia decisione, richiamai il
responsabile e gli dissi di no.
Avevo
bruciato la mia sicurezza ed i ponti alle mie spalle, da lì
potevo solo andare avanti. Fu difficile
certo, ma è stata una delle migliori scelte che abbia mai
fatto.
E tu, sei
pronto a saltare?
Massimo
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