La magia del giusto momento
Qualche tempo fa, ero a passeggio per Venezia con mia zia, in una magnifica giornata di inizio autunno. L’aria fresca e il sole ancora caldo… Abbiamo trascorso una giornata speciale assieme, parlando profondamente, da cuore a cuore, come spesso accade insieme a lei.
E` stata in quell’occasione che mia zia mi ha detto una
frase che racchiude un concetto profondo e bellissimo che dentro di me
conoscevo già, ma la cui verbalizzazione era davvero necessaria. Tant’è che da
quel giorno non ho più dimenticato quella frase, il suo significato, e quella
splendida giornata.
La frase era: “la giusta domanda da porsi interiormente non
è “cosa devo fare adesso”, ma è “cosa mi sta chiedendo la vita?”.
Questo concetto vale sempre, in ogni circostanza, perché si
tratta di cambiare il nostro approccio al vivere. Sia nei momenti di
difficoltà, che in quelli di serenità o normalità, possiamo domandarci “cosa mi
sta chiedendo la vita”, si tratta infatti di mettersi in ascolto. La
prossima azione o la prossima decisione vengono da dentro di noi, quando ci
poniamo in ascolto sì, e quando comprendiamo che non siamo noi al centro di
ogni cosa, bensì siamo tasselli di un puzzle.
E` importante, anzi è fondamentale realizzare la propria
vita nella direzione della felicità e della soddisfazione, ma ciò non è
realmente possibile fino a che non comprendiamo che non siamo separati dagli
altri e dall’ambiente, ma siamo invece interconnessi.
“Cosa mi sta chiedendo la vita?” significa anche che siamo
disponibili a compiere il prossimo passo non secondo ciò che ci siamo messi in
testa e che vogliamo portare a tutti i costi a compimento, ma con lo spirito di
mettersi al servizio.
C’è spazio per tutti, c’è spazio per ogni desiderio
realizzato, e c’è anche il tempo giusto per questo, che non è il tempo che
stabiliamo con la nostra mente, ma è il tempo della saggezza della vita. Ogni
cosa a suo tempo, si suol dire, e quando non riusciamo a fare ciò che volevamo
nei tempi da noi stabiliti c’è sempre un motivo e, se sappiamo osservare la
nostra vita da un punto di vista più ampio, scopriremo col passare del tempo
perché non abbiamo potuto fare la tal cosa in quel momento da noi stabilito.
E a questo proposito porto un esempio: dopo la morte di
entrambi i miei nonni paterni, la mia famiglia ha deciso di vendere la loro
casa. Per me, e non solo per me, quella casa aveva un`anima, aveva forza, aveva
significati, era intrisa di vita vissuta, delle esperienze di vita
preziosissime dei miei nonni che lì avevano cresciuto i loro figli e ospitato
persone, curato ammalati (mio nonno era medico, un medico “di una volta”, vero,
pronto ad aiutare chiunque in qualsiasi momento). Dopo la loro morte è stato
straziante immaginare quella casa senza di loro, e purtroppo non si poteva far
altro che venderla. Dopo lunghe diatribe (ben più di un anno) si era trovato un
acquirente. Avevo quindi deciso, di andare a Venezia e visitare per l’ultima
volta la casa…
Ero assieme al mio compagno, e successe una cosa incredibile:
per errore mio papà mi aveva dato un mazzo di chiavi che non sapeva nemmeno lui
di avere e che serviva solo per chiudersi dentro casa, ma non per entrarvi, mai
visto chiavi così, forse si usavano una volta. Probabilmente vuotando la casa
in ogni suo cassetto erano spuntate fuori queste chiavi che sembravano
identiche a quelle “giuste”.
In sostanza, quel giorno non ho potuto entrare in casa. Dopo
qualche settimana decido di partire, sola, in un giorno infrasettimanale in cui
non lavoravo al solo scopo di andare a salutare la casa.
Si trattava di quella giornata trascorsa con mia zia che ho
descritto ad inizio articolo. Ho incontrato la zia dopo aver salutato la casa,
quel giorno le chiavi erano quelle giuste, inoltre, solo la sera quando stavo
tornando a casa in treno ho scoperto con una gioia incredibile che si trattava del
giorno della festa dei nonni e degli angeli custodi, era il 2 ottobre!
A casa dei nonni dovevo andarci da sola, questo mi chiedeva
la vita e ha fatto in modo che accadesse, perché dovevo incontrarmi con loro e
poi con mia zia in quel modo profondo. Sono andata di stanza in stanza, e con
il mio cuore li sentivo presenti, poi mi sono seduta sulla poltrona del nonno e
ho parlato dentro di me con loro, ringraziandoli e chiedendo loro forza e
protezione per avanzare nella mia vita.
Quel giorno è stato speciale anche per
ciò che ho condiviso con mia zia che, oltre ad avermi regalato una foto della
nonna con una dedica, mi ha anche ricordato come si prega e da quel giorno ho
ripreso a pregare ogni giorno.
Il tema di questo mio articolo è emerso di nuovo con forza
dentro di me ieri, guardando una diretta Facebook di Selene Calloni Williams
(per chi non la conoscesse invito a leggere un suo libro straordinario: “Mantra
Madre”).
E vorrei concludere riportando le sue stesse parole, in cui
raccontava la necessita` di fare un particolare esercizio quotidiano: “Più volte
nel corso della giornata afferma dentro di te "so che". Ovvero so che sto sentendo frustrazione, so che sto sentendo gioia, so che sto vivendo ansia, so che sto vivendo leggerezza, ecc.. Poi
il secondo passo è quello sacro: riconosci il tuo vissuto, l'emozione o
l'evento come entità, spirito, riconosci la presenza del divino lì con te e
quindi dì alla tua stessa emozione, sensazione, aiutami, aprimi la strada,
fammi vedere... Aiutami a fare del mio
mondo un puro e libero atto di amore, questo è l'atto sacro, questo si chiama
affidarsi, questo si chiama darsi. Questo è il sacro, riconoscere che tutto è
anima, e darsi, mettersi al servizio." Selene C. Williams
Un fraterno abbraccio virtuale
Sara https://www.facebook.com/SaraTemperiniBeoniCounselor/
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