Autenticita` o zona di comfort?
Autenticità o zona di comfort… in che senso?
Beh, è un tema che mi procura molti interrogativi e questo
articolo non vuole essere una risposta, ma un dialogo con me stessa e con chi
mi leggerà.
Mi spiego quindi: tutto ciò che viviamo è frutto di una nostra
scelta e delle conseguenza delle nostre scelte, consapevolmente o meno
scegliamo, come pure decidere di non scegliere rimane pur sempre una scelta.
Abbiamo quindi sempre noi il timone in mano, il punto è
cercare di imparare a governare la barca della nostra vita nella maniera più
consapevole, per poter navigare con serenità e gioia.
Dati questi presupposti, l’intenzione che voglio dare a
questo articolo riguarda piuttosto il tema delle scelte che compiamo
nell’ambito della nostra crescita personale e spirituale. Come sapete questo
splendido blog che condivido con Anja e Massimo si occupa principalmente di
questi temi, perciò mi sono posta questi interrogativi non, ad esempio, sulla
scelta di cambiare lavoro o altre scelte di ordine pratico, ma invece sulle
scelte che compiamo per progredire sulla via della crescita personale e
soprattutto spirituale.
Perciò quando scelgo se partecipare a quel corso piuttosto
che un altro, se leggere quel libro invece che quell’altro, implicitamente
scelgo dei temi da affrontare dentro me stessa. Ma la mia domanda è: sto
scegliendo sempre gli stessi temi senza affrontarne mai di nuovi? Oppure sto
scegliendo di frequentare quel corso che tratta i temi in cui mi sento comoda e
mio agio e che conosco bene?
Dov’è il confine tra il fare ciò che amo e che pur mi fa
crescere e il saper fare anche ciò che non amo o che non deciderei di primo
acchito, ma che mi farebbe crescere anche di più? Quando affermo: “no, sento
che quel corso (o quell’esperienza) non fa per me”, mi sto mantenendo in ciò
che conosco quindi senza grosse possibilità di evoluzione personale e
spirituale, oppure sto affermando che la mia crescita passa per la rinuncia di
quell’esperienza?
Mi rendo conto che forse è un po` macchinoso come
pensiero... Tuttavia credo sia davvero utile guardare con frequenza alla nostra
vera intenzione. Qual è la nostra
intenzione del cuore (i buddisti usano il termine ichinen)? Qual è l’intento con cui compio una scelta? E` per la mia
vera crescita oppure me la sto un po` raccontando? Naturalmente entrambe le
scelte, anche quella di raccontarsela, vanno benissimo, non dobbiamo
raggiungere qualche ideale di presunta e finta perfezione. Tuttavia vale la
pena essere consapevoli, solo perché in questo modo possiamo diventare davvero
più autentici, conoscerci e amarci con gioia.
Da queste domande mi viene alla mente quella che è stata la
mia educazione. Per definire l’educazione che ho ricevuto userei
l’aggettivo…prussiana, o siberiana!! Sì insomma, diciamo che non è stato facile...
ma la verità è che ringrazio, ringrazio qualsiasi cosa abbia dato forma a ciò
che sono, perché non potevo essere che così come sono, con pregi e difetti. La
mia educazione e il mio passato sono stati perfetti per far scaturire le
domande che ho nel cuore, gli ideali che mi guidano nella vita e le ferite
dell’anima che mi permettono di entrare profondamente dentro me stessa e fare
tutti i passi evolutivi necessari per contattare il mio vero Se`.
Detto ciò, la mia educazione è stata spesso contraddistinta
da obblighi, l’obbligo di fare qualcosa che non avrei voluto fare e di compiere
esperienze che non avrei mai voluto fare. E` stata dura perché ho sofferto
molto, ma ciò mi ha dato un imprinting indimenticabile, il lato positivo della
faccenda, ovvero il saper affrontare qualsiasi situazione e, tornando al tema
dell’articolo, a cogliere consigli e spunti sapendomi spingere in terreni
inospitali (quelli che di primo acchito ci fanno dire “qui non c’è crescita per
me) e saperne trarre una crescita vera e profonda. Quindi non scarto niente.
Volete sapere invece qual è stato l’aspetto difficile? Trovare la mia vera
voce, i miei veri desideri, e le mie autentiche aspirazioni, ha rappresentato
un percorso forse più lungo del solito (anche se va considerato che alcune
persone non trovano mai la loro vera voce purtroppo), ma solido, ora so con
certezza di essere sul mio sentiero. E` stato un cammino tosto, ma i regali che
ne ho ricevuto sono stati incommensurabili.
Concludo questa “conversazione” con un’immagine, quella di
accogliere quello strano consiglio, ascoltare quella persona che non riteniamo
abbiamo qualcosa di buono da dirci, provare quello che riteniamo essere una
forzatura, stare in un posto o situazione scomoda, perché tutto, davvero tutto
è fonte di insegnamento, per farci giungere un passo più vicini a noi stessi.
Sarà tema di un altro articolo l’ulteriore domanda che ora
mi sorge: quand’è che siamo arrivati a noi stessi? E una volta arrivati basta
così e non occorre altro?
A presto:-)
Sara https://www.facebook.com/SaraTemperiniBeoniCounselor/
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