Essere artefici del proprio destino
Nell’articolo sulla
consapevolezza (vedi articolo) abbiamo detto che essere inconsapevoli equivale
a ritrovarsi a vivere in balia degli eventi, mentre essere consapevoli significa
risvegliarsi e ritrovarsi in mano gli strumenti del cambiamento. Potremmo dire
che è come avere in mano i pennelli e la tavolozza dei colori e poter trasformare
la tela bianca in un quadro colorato e bello. Il punto chiave è il fatto di
avere quegli strumenti in mano e questo significa che la consapevolezza ci fa
riscoprire la nostra responsabilità nella vita. I pennelli non si
intingeranno da soli nei colori e non dipingeranno immagini sulla tela, è nostra
responsabilità muoverli per creare qualcosa.
Sapere di avere la responsabilità
di chi siamo e di ciò che facciamo, sapere di essere responsabili di noi stessi
e del nostro destino, è qualcosa che dovrebbe farci sentire potenti, perché
vuol dire che non siamo in balia delle situazioni, ma abbiamo il potere
di cambiare ciò che non ci piace. Il potere ci fa sentire parte attiva, l’artefice
del nostro destino. Eppure è proprio questo che spesso ci spaventa, perché
avere questa responsabilità ci obbliga a trasformare la nostra vita, quando
invece spesso preferiamo solo crogiolarci nel vittimismo e passare le serate in
amicizia a lamentarci del nostro lavoro e della nostra vita in generale. Questo
lo facciamo soprattutto perché vogliamo sentirci capiti. Vogliamo qualcuno che
ci compatisca e che ci dia le attenzioni che desideriamo. E così per quel poco
tempo ci sentiamo capiti e coccolati e se il nostro interlocutore si sfoga a
sua volta, ci sentiamo meno soli, perché condividiamo gli stessi problemi. Ma una volta tornati a casa, torniamo alla vita di sempre. Una vita
che non ci soddisfa e che speriamo migliori.
Uscire da questa comfort zone non
è facile: si chiama zona di comfort per un motivo, perché lì da un certo punto
di vista ci sentiamo bene, o meglio è quello che ci raccontiamo, perché in
realtà siamo infelici. Il punto è che se vogliamo essere felici, dovremo
necessariamente uscire da lì, prendere tutto il nostro coraggio e buttarci in
una nuova avventura. Perché essere artefici della propria vita significa
proprio questo: avere il coraggio di vivere una vita diversa, diversa da quella
fatta finora, diversa da quella di tutti gli altri, perché ognuno di noi è
diverso. Dobbiamo quindi trovare la nostra unicità e portarla avanti perché la
nostra unicità è il dono che ci permetterà di trasformare la vita in quella
che abbiamo sempre desiderato.
Vogliamo vivere o vogliamo
sopravvivere? Sopravvivere significa semplicemente accettare tristemente il
luogo, le condizioni in cui siamo nati, accontentarci del lavoro che abbiamo
avuto la fortuna di trovare magari tra tanti tentativi, ma sempre con la
certezza in fondo al cuore che quella non è la vita che sognavamo da piccoli,
che quello non era il nostro sogno. Così ci diciamo vabbè ma quelli erano i
sogni di un bambino, l’adulto non può permettersi di sognare, deve adeguarsi
alla società, a quello che riesce a raccattare e deve cercare di sopravvivere
con quel poco che gli resta tra bollette e tasse. Oppure può riconoscere la sua
responsabilità delle scelte fatte, che se ne avesse fatte delle altre forse le
cose sarebbero andate diversamente; ma anche che non è mai troppo tardi per
cambiare e che se guarda bene, quel bambino con i suoi sogni è ancora dentro di
lui, non se ne è mai andato, perché spera ancora che l’adulto che è diventato
ora, ritrovi un po’ di quella capacità di sognare e di guardare la vita come se
fosse un dono anziché una punizione. E se la vita fosse solo un gigantesco
gioco, se il suo scopo fosse solo farci crescere e trasformarci soprattutto
interiormente? Se fosse un continuo sperimentare e vedere cosa succede, come trovare
sempre nuovi piccoli obiettivi da raggiungere e vedere che ce la possiamo fare?
E poi naturalmente trovare il nostro scopo nella vita?
Essere responsabili delle proprie
azioni dunque può spaventare ma in realtà è stupendo, perché ci mette automaticamente
al timone della nostra vita. Ogni azione presuppone un risultato. Se il
risultato non mi piace allora devo fare un’azione diversa. Si tratta di
scegliere la propria vita giorno per giorno, è la libertà di essere se stessi e
di comunicarlo al mondo. Significa dire io sono così e questa è la vita che sto
creando. E non smetteremo mai né di imparare né di creare, perché nella vita
non si arriva mai, altrimenti che sprone avremmo per andare avanti? Se non
potessimo continuamente migliorarla, perché vivere?
Nessuno dice sia semplice né così
immediato ma ciò non significa che non si possa fare. Rende solo il tutto più
articolato. Se in un click ci arrivasse tutto quello che chiediamo, dove
sarebbe il divertimento? Ci annoieremmo a brevissimo e il mondo crollerebbe sotto
il peso di tutti i desideri egoistici. Abbiamo bisogno di sfide…di sfidare ogni
giorno noi stessi per crescere, per renderci ogni giorno persone migliori e giorno
dopo giorno dimostrare con il nostro impegno sia a noi stessi che all’universo
che noi vogliamo davvero quel risultato. Dobbiamo armarci “solo” di buona
volontà e di pazienza, perché nessuna impresa è mai stata creata in un attimo. Ci
vuole una dedizione costante, una dedizione che dura tutta una vita, ma se decidiamo
di prenderci quella responsabilità, le soddisfazioni possono essere molte
durante il cammino. Come si dice, “Roma non è stata creata in un giorno”, ma
alla fine, ricordate, è diventata un Impero.
Anja
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