Genitori e figli: come il rapporto condiziona la nostra vita
Quello del rapporto tra
genitori e figli è una tematica molto complessa da trattare.
Lo si potrebbe discutere
per anni, si potrebbe tenere un blog solo su questo argomento, ma
rimarrebbe comunque un lavoro incompleto vista la vastità di
casistiche diverse e l'importanza che ha nella vita di ognuno di noi.
Non ho quindi nessuna
pretesa di poter entrare nello specifico di ogni sfumatura, perché
sarebbe presuntuoso oltre che impossibile, ma,
più semplicemente, cerco di condividere il mio personale vissuto e
qualche spunto di riflessione trovato qua e
là lungo il mio percorso.
Di certo è un fattore
che ha un impatto enorme sulla nostra vita e che coinvolge tutti,
perché se non tutti sono genitori, tutti sono figli.
Ciò che noi oggi siamo,
con i nostri punti di forza e di debolezza, con le nostre paure e i
nostri conflitti, con le nostre ferite e la nostra personalità, ma
anche con i nostri valori che ci contraddistinguono
e gran parte di tutto ciò che oggi siamo o non siamo, ha i semi
piantati nella nostra infanzia e nell'interpretazione che noi abbiamo
dato allora del rapporto con i nostri genitori, o al vuoto che ha
lasciato la mancanza di qualche figura genitoriale.
Il rapporto che noi
abbiamo oggi con la vita stessa è per
molti il riflesso del rapporto che abbiamo
avuto con i nostri genitori.
Chi ha dovuto suo
malgrado convivere con delle figure autoritarie, finisce per ritenere
che la vita sia autoritaria; vive quindi
con l'idea che la vita sia punitiva, che se
sgarri ne paghi
le conseguenze. Ciò alimenta i sensi di
colpa, che con ogni probabilità, per molte persone sono fedeli
compagni di viaggio.
Sensi di colpa che a volte sono stati alimentati dai sottili ricatti emotivi, cosa che in età adulta molti tendono a replicare. Viceversa un’altra dinamica è quella di chi dai genitori è stato viziato, ogni suo desiderio è sempre stato accontentato; queste persone oggi spesso ritengono che la vita con loro sia ingiusta, perché non provvede ai loro bisogni così come erano abituati da piccoli. Essi affrontano la vita con grandi aspettative che riversano anche sulle altre persone e attendono che i loro bisogni siano sempre magicamente corrisposti. Se ciò non accade, nutrono grandi risentimenti.
Sensi di colpa che a volte sono stati alimentati dai sottili ricatti emotivi, cosa che in età adulta molti tendono a replicare. Viceversa un’altra dinamica è quella di chi dai genitori è stato viziato, ogni suo desiderio è sempre stato accontentato; queste persone oggi spesso ritengono che la vita con loro sia ingiusta, perché non provvede ai loro bisogni così come erano abituati da piccoli. Essi affrontano la vita con grandi aspettative che riversano anche sulle altre persone e attendono che i loro bisogni siano sempre magicamente corrisposti. Se ciò non accade, nutrono grandi risentimenti.
Ci vuole tanta onestà
con se stessi per rendersi conto degli atteggiamenti abituali che
agiscono in noi ed un lavoro introspettivo importante per vedere le
origini delle dinamiche, come sono partite, come si sono sviluppate e
come le abbiamo inconsciamente nutrite fino ad oggi.
Ma se attraverso
l'atteggiamento che noi abbiamo con la vita possiamo comprendere
molto di come è stato il rapporto con i nostri genitori, andare a
toccare il livello emozionale equivale a scendere ad un livello
ancora più profondo. Come già abbiamo
parlato nell'articolo sulle ferite emozionali (che puoi leggere qui),
nei primi anni dell'infanzia alcuni avvenimenti vengono da noi
vissuti come dei traumi emotivi che ci segnano e condizionano per
tutta la vita. Spesso questi traumi sono
una interpretazione di ciò che è accaduto, filtrati con la
consapevolezza da bambini, ma il peso che hanno sullo sviluppo
emotivo del bambino fino all'adulto di oggi sono enormi.
Altre volte non ci sono
interpretazioni, ma vere e proprie manifestazioni di inadeguatezza da
parte dei genitori. Queste
causano le ferite emotive infantili; che
siano generate da freddezza, ignoranza, poca consapevolezza o casi
ancora più gravi, il risultato a cui portano è una sofferenza
emotiva da cui proteggersi per il resto della vita ed una profonda
cicatrice nel cuore che condiziona il
rapporto con il concetto stesso di amore, che porterà ad affrontare
la vita e i rapporti con la continua ricerca di ciò che da bambini
ci è stato negato.
Nel suo libro,
La ferita dei non amati, Peter Schellenbaum
scrive:
“L'amore dei genitori
non può essere estorto con la forza.
Se è mancato, il figlio
o la figlia si sforzerà per tutta la vita di riceverlo, non soltanto
dai genitori, magari morti da tempo, ma da ogni persona che riveste
una qualche importanza nella loro vita. In questo modo, essi
rimangono bambini dipendenti e il loro
sviluppo si blocca.”
Indipendentemente da come si è creato un tale vissuto traumatico, di certo rimane che un processo di guarigione richiede molto impegno, tempo, e volontà, ma risulta anche assolutamente necessario per poter vivere qualitativamente la propria vita emotiva ed i proprio rapporti.
Ne consegue anche che
spesso la ricerca dell'amore negato da piccoli ci porti a ricercare
inconsciamente dei partner che hanno le stesse caratteristiche del
genitore corrispondente, come a voler nutrire quel vuoto che si sente
interiormente a causa dell' amore non
ricevuto, o assente nel caso di genitori prematuramente scomparsi, o
poco o mai presenti.
Da quello che ognuno ha
vissuto nel suo mondo interiore con i genitori,
derivano oggi i conflitti che ne determinano la personalità.
Ma una possibile chiave
per ribaltare la prospettiva dei traumi attribuiti ai genitori, sta
in ciò che sostengono molte tradizioni spirituali;
secondo queste l'anima, prima di
incarnarsi, sceglie i propri genitori al
fine di vivere determinate situazioni dolorose per
poter compiere il suo percorso evolutivo.
Alcuni ci credono altri
no. Ma se proviamo ad immaginare per un attimo che questa ipotesi sia
credibile, tutto il vissuto con i genitori assume una valenza
diversa. Se una parte di me ha scelto i
miei genitori, da questo cosa ne posso trarre? Le
colpe e le sofferenze diventano esperienze con un preciso scopo,
quello di crescere e svilupparsi. Se fosse
vera l'ipotesi della scelta della famiglia, sarebbe però anche vero
il contrario, cioè che anche i genitori scelgono i figli prima di
incarnarsi, in quelli che le tradizioni
spirituali chiamano accordi di anime, perché come esistono le
problematiche causate dai genitori, ci sono anche quelle che
viaggiano sul binario opposto.
Se fosse cosi, tutto il
vissuto emotivo e tutte le sofferenze assumerebbero la valenza di una
scelta fatta con la necessità di
affrontare delle prove che consapevolmente sono state scelte di
superare.
Cade così
la dinamica di vittima e carnefice, ed anzi andrebbe rivisto il ruolo
di chi si è "prestato" a recitare una parte,
sapendo di dover provocare quelle ferite e quella sofferenza per la
necessità di liberare dal dolore pur
causandolo. In tutto ciò le persone
coinvolte ovviamente sono inconsapevoli del loro ruolo "spirituale",
come di ogni cosa che riguardi la preincarnazione.
Poi
sta al sentire individuale decidere se fare
propria questa ottica più ampia attraverso cui filtrare i rapporti
genitoriali o meno.
Ma in qualsiasi modo la
si voglia vedere o interpretare, ciò che conta è l'affrontare e
guarire, accettare e perdonare, con il fine di avere una vita
migliore, che è l'atto d'amore da regalare a se stessi.
“Quando nasce un
bambino, sa nel profondo del suo cuore che la ragione per cui si
incarna è d'essere se stesso, pur vivendo molteplici esperienze.
La sua anima d'altronde,
ha scelto la famiglia e l'ambiente in cui nascere con uno scopo ben
preciso; tutti, venendo al mondo su questo
pianeta, abbiamo la stessa missione, di vivere delle esperienze fino
ad accettarle e ad amarci attraverso di esse.”
Lise Bourbeau
Le 5 ferite e come
guarirle
Massimo



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