La paura e la voce interiore




Chi di noi tre settimane fa si sarebbe aspettato di vivere una situazione di questo tipo?
Proprio nell'ultimo articolo (che puoi leggere quì) ho parlato di come la vita sappia essere molto più imprevedibile di quanto possiamo mai immaginare, e al non dare nulla per scontato, perché in un lampo ecco che uscire di casa, la cosa più normale della vita, improvvisamente diventa un lusso.
Ed eccoci qua tutti. O quantomeno la maggior parte di noi, e aggiungo la parte più fortunata di noi, perché c'è unaltra parte, quella che vive tutto quello che sta accadendo in prima linea. Ed il mio pensiero va a tutto il personale medico sanitario che paga a caro prezzo il prendersi cura di noi, a chi lavora nei supermercati, a chi fa le consegne a domicilio, ai postini, ai camionisti, e a tutte le altre categorie di lavoratori che ci permettono di avere tutto ciò di cui abbiamo bisogno per vivere la nostra domiciliazione forzata senza che ci manchi nulla. A loro va il mio pensiero colmo di gratitudine e di riconoscenza.

Vivere questo momento di sospensione mi ha fatto fare molti tipi di riflessioni: se preso nella giusta misura, questo periodo così anomalo, può essere visto come qualcosa di prezioso con cui rapportarsi.
Siamo confinati a casa, nel nostro posto più intimo, e forse questo è un invito a compiere un passo verso un luogo ancora più intimo, che è dentro noi stessi.
La prima cosa che è risaltata è che ciò che sta accadendo, sembra stia facendo emergere una compagna di viaggio di vita che è sempre lì pronta a far sentire la sua voce quando qualcosa di inaspettato ed ignoto ci si presenta davanti: la paura.
E non parlo della paura del virus in sé, perché sono certo che molti non ne siano spaventati, ma parlo di quella paura specifica che accompagna la nostra vita da molto tempo, quella precisa tematica che ritorna sempre a bussare alla nostra porta interiore, a quellombra che ci segue passo dopo passo e da cui non riusciamo mai a distanziarci.
Sto vedendo che la paura sta accomunando quasi tutti.
Nel mio specifico, in quanto libero professionista, vedere fermare tutte le mie attività che mi permettono di vivere, ha destato non poca preoccupazione, e se questa situazione perdura per due mesi cosa mi accadrà a livello economico e professionale? Ed ecco che se da un lato cresce la paura, dall'altro il vivere obbligatoriamente uno stato di rallentamento mi porta ad esplorare il mio mondo interno per cercare di guardarla ed affrontarla, ma anche chiedermi se ciò che fino ad oggi mi ha permesso di vivere sia esattamente ciò che desidero per me e mi rappresenta veramente.
Confrontandomi con altre persone, ho notato come in molti si sia presentata in questi giorni una qualche forma di paura.
Molti si sentono isolati, altri affrontano la solitudine, chi deve lavorare in ospedale o a contatto con il pubblico ha paura del contagio, chi versa in difficoltà economiche ha paura di ciò che il domani gli riserva se questa pausa dovesse protrarsi a lungo, chi ha paura per i propri cari; ognuno a modo suo si ritrova a dover affrontare la sua ombra.

Il rallentamento può essere un grande dono che ci permette un’esplorazione interiore che nella normale frenesia del quotidiano è quasi impossibile.
Credo molti di noi si siano spesso lamentati di non avere tempo; adesso abbiamo tempo, ed in questo nuovo modo di vivere, nella lentezza e nel silenzio, abbiamo la possibilità di ascoltare finalmente la nostra voce, ma anche quella delle nostre ombre e cercare di comprenderle ed affrontarle.
Possiamo portare attenzione alle nostre paure, ai nostri atteggiamenti distruttivi, ai nostri modi di pensare e di comportarci, possiamo portare alla luce le nostre ombre adesso senza impedimenti, se non quelli delle nostre resistenze interiori. Difficilmente avremo un altro periodo così propizio per poterlo fare.
Quando, speriamo presto, torneremo alla normalità, sarà più difficile fare un lavoro su se stessi così profondo e portare guarigione nella nostra sfera emozionale.
Rivedere la propria vita e se stessi con la lente di ingrandimento, prendersi cura di sé come mai si è riusciti a fare prima; se vissuto così, questo periodo di sospensione può essere di grande utilità ed insegnamento.

E per compiere questo viaggio nella nostra ombra, c'è bisogno di riappropriarsi di una delle qualità più importanti e meno utilizzate dalle persone, che è quella dell'ascolto.
Ho visto un video in questi giorni, probabilmente lo avrete visto in molti, che a mio avviso esprime meravigliosamente questo concetto, e di cui condivido pienamente ogni singola parola (lo puoi vedere quì).
Dicevo prima che lontani dalla frenesia del quotidiano, con i suoi impegni e le sue corse, adesso il silenzio ha preso il suo spazio, ed in quel silenzio possiamo sentire ciò che prima non riuscivamo, la nostra voce più profonda.
Se da un lato abbiamo l'opportunità di vedere le nostre paure, dall'altro abbiamo modo di ascoltare quella voce che da molto, timidamente, cerca di farsi sentire.
E se impariamo, adesso che ne abbiamo la possibilità, adesso che ci è reso più facile, ad ascoltarla, farla emergere, assecondarla, allora possiamo diventare maggiormente consapevoli di noi stessi, di ciò che veramente siamo, di ciò che veramente vogliamo diventare e di ciò che non vogliamo più faccia parte di noi e della nostra vita.
Se ci permettiamo, con grazie e gentilezza, di ascoltare quella voce, allora avremo colto il meglio di ciò che questo strano periodo ci sta offrendo; e domani torneremo alla vita normale, ma noi non saremo più gli stessi.
Se sarà così, avremo saputo cogliere il dono ed il messaggio che questo rallentamento, tanto forzato quanto utile, ci ha voluto dare.
“E la gente rimase a casa

E lesse libri e ascoltò

E si riposò e fece esercizi

E fece arte e giocò

E imparò nuovi modi di essere

E si fermò

E ascoltò più in profondità

Qualcuno meditava

Qualcuno pregava

Qualcuno ballava

Qualcuno incontrò la propria ombra

E la gente cominciò a pensare in modo differente

E la gente guarì.

E nell’assenza di gente che viveva

In modi ignoranti

Pericolosi

Senza senso e senza cuore,

Anche la terra cominciò a guarire

E quando il pericolo finì

E la gente si ritrovò

Si addolorarono per i morti

E fecero nuove scelte

E sognarono nuove visioni

E crearono nuovi modi di vivere

E guarirono completamente la terra

Così come erano guariti loro”

Kitty O’Meara ,1869.

Massimo

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